L'INTERVISTA: ALESSANDRA PAOLONI
Il mio blog "Sognando con il libro" è nato con l'intenzione di inserire le recensioni dei libri che leggo, dei quali fornisco un giudizio non solo del contenuto, della trama, ma anche della forma (grammatica, sintassi, punteggiatura).
Infatti, secondo me, per essere definiti "scrittori" non si deve soltanto saper raccontare una storia in grado di emozionare, di farci volare con l'immaginazione, ma si deve saper raccontare BENE scrivendola in italiano corretto. Un concetto di per sé banale ma che, purtroppo, banale non lo è dal momento che mi è capitato in più di un'occasione di dover leggere dei buoni testi ma con una quantità tale di refusi da far accapponare la pelle!!
Oggi voglio utilizzare il mio blog per proporvi un'intervista a un'autrice che sa scrivere bene e sa far emozionare con le sue storie, di cui ho avuto l'onore di leggere un suo romanzo (qui la recensione: http://sognandoconilibro.blogspot.it/2017/07/hai-conquistato-ogni-parte-di-me.html) in occasione dei suoi DIECI anni da scrittrice. Un'occasione speciale che va festeggiata!! E, allora, andiamo a conoscerla meglio!!
1) Dieci anni nel mondo dell’editoria, della scrittura: un primo bilancio. Cosa è cambiato da quando hai iniziato?
Per prima cosa Elvira grazie per
avermi ospitato nel tuo blog. Gentilissima, come sempre. Da quando ho iniziato
a pubblicare, ben dieci anni fa, le cose sono cambiate e molto. Quando ho
iniziato io non c'era ancora il boom dell'autoedizione, si seguivano regole
diverse come inviare il manoscritto via mail a una casa editrice (che, come
oggi, si ricercava in rete in libreria) e si attendeva una risposta. I tempi
erano più lunghi, la classifica Amazon ancora non aveva l'importanza che
detiene oggi. C'era concorrenza sì, ma era più camuffata. E anche le grandi
case editrici sembravano irraggiungibili. Le regole del mercato erano diverse.
I tempi sono cambiati, oggi si può pubblicare e arrivare ai lettori nell'arco
di due giornate scarse. Un tempo si faticava certamente di più.
2) Case editrici e
autopubblicazione: cosa pensi sia meglio per uno scrittore? Non ritieni che il
self-publishing abbia un po’ “rovinato” l’affascinante mondo della scrittura
permettendo a chiunque di poter pubblicare, indipendentemente dalla bravura
dell’autore?
L'autopubblicazione permette a un
autore di diventare editore di se stesso e concede una libertà che magari una
CE non prevede. Ma è un'arma a doppio taglio. Prima c'era più selezione. I
manoscritti filtravano attraverso le CE. Ora tutti possono pubblicare un libro.
Il che è una cosa bella perché tutti hanno diritto di espressione. Ma non tutti
possono definirsi per questo scrittori. Non basta pubblicare un libro per
essere tale. Io ancora oggi non mi sento completamente una scrittrice perché so
che ho della strada da fare per migliorarmi. Oggi conta la quantità. La lotta
alla classifica. Ma bisogna sempre ricordare che la scrittura è un'arte. E come
tale va trattata.
3) Quanto conta la promozione di
un libro? Molti autori, soprattutto esordienti, si lamentano di aver difficoltà
a far conoscere le proprie opere? Tu quali segreti puoi svelarci in merito?
Oggi credo che ci siano molti
mezzi per promuovere un libro. I social aiutano moltissimo. Anche io cerco di
utilizzarli come posso. Ma credo che anche le presentazioni possano essere
molto utili perché avvicinano l'autore al lettore. La difficoltà nel farsi
conoscere sta nel calderone di autori che è sempre più pieno. È molto difficile
emergere perché i lettori oggi hanno una vasta gamma di libri da leggere e
ovviamente ne scelgono uno a discapito di un altro. Io non ho proprio
segreti... forse il segreto sta nello scrivere. Scrivere con metodo, sempre e
cercare di parlare ai lettori attraverso le storie.
4) Ora veniamo a te. Alessandra
Paoloni, una giovane scrittrice, con un curriculum lodevole alle spalle. Quando
hai capito che non potevi fare a meno di scrivere?
Credo di averlo capito quasi
subito. Scrivere mi ha sempre fatto sentire completa. Aggiunge quel qualcosa in
più alla mia vita e mi rende i giorni speciali. Qualche anno fa avevo preso una
pausa ma mi mancava creare mondi. Mi mancava mettermi in contatto con quella
parte di me stessa che dà voce ai personaggi che mi parlano nella testa.
Scrivere oramai mi caratterizza. È una sorta di marchio che mi porto addosso,
sulla pelle.
5) Come nasce un tuo racconto o
un tuo romanzo?
In genere l'idea arriva nei
momenti meno impensabili. Mentre pulisco casa, lavo i piatti, guardo una serie
tv o leggo un libro. Quando trovo che un'idea sia buona mi appunto su un fogli
i personaggi o i luoghi. Poi inizio a lavorarci su. Mi è capitato spesso di
buttare giù una trama e poi di cambiare direzione in corso di scrittura. Oppure
di cestinare tutto. Credo che i personaggi e le situazioni siano sempre state
nella mia testa, da qualche parte, in attesa di essere scritte. Ogni storia ha
il suo momento sia per essere scritta che per essere pubblicata.
6) A quale opera sei più
affezionata e perché?
Forse alla mia opera d'esordio. I
brevi monologhi (che uscirà sotto altre vesti e con un titolo del tutto nuovo a
breve). Il libro che ha dato inizio a tutto. E forse anche Le infinite probabilità
dell'amore, scritto in un periodo non troppo bello della mia vita e che mi ha
portato alla Newton. Libri che mi hanno resa quella che sono.
7) Quanto peso dai alla
correzione dei testi, una volta terminata la stesura? A chi ti rivolgi per “la
pulizia” delle tue opere?
La correzione di un testo è
fondamentale. Io poi sono una di quelle autrici che, anche a distanza di anni,
ricorregge i testi, li rimaneggia, cerca di renderli più perfetti. Anche se il
libro perfetto, come la persona perfetta, non esiste. Se sono sotto contratto
di una CE, il lavoro diventa di squadra e sul manoscritto ci lavoro insieme
all'editor. Se pubblico da sola, allora leggo e rileggo il testo fino a farmi
quasi del male agli occhi. Non ho delle beta. Ma mi piacerebbe, quando pubblico
da self, rivolgermi a un editor professionale.
8) Nella tua carriera di
scrittrice hai pubblicato sia romanzi sia racconti. Ti è mai capitato di
trasformare un racconto in un romanzo? Quale dei due “generi” preferisci?
Non mi è ancora capitato di trasformare
un racconto in un romanzo ma mi sarebbe piaciuto. I racconti li ho sempre
considerati come pennellate su tela. Brevi ma di effetto. In genere ne scrivo
per blog o per concorsi. Sono una palestra. Un allenamento. Senza denigrare i
racconti, ma preferisco i romanzi. Sono più completi e profondi perché
naturalmente i personaggi e la trama trovano più tempo e spazio per spiegarsi.
9) Quali sono i tuoi progetti
futuri? Dieci anni sono un ottimo traguardo, come pensi di proseguire il tuo
cammino nel mondo letterario?
Io spero di continuare ancora a
scrivere per molti anni. Vorrei davvero migliorarmi. Oggi mi trovo di fronte a
tre strade diverse tra di loro. Da una parte la Newton, con la quale pubblico
romance. Dall'altra la Delrai Edizioni, con la quale ho iniziato un rapporto
bellissimo. E poi c'è la strada del self che non vorrei abbandonare. Percorsi
diversi che mi accompagnano ogni giorno. Nei prossimi mesi ci saranno alcuni
“ritorni” di opere edite ma riproposte in una veste del tutto differente e nuova.
10) Quale consiglio ti senti di
dare a chi si scoraggia di fronte a tanta concorrenza nel settore?
È facile scoraggiarsi in questo
mondo, che è una giungla. Io stessa mi sono scoraggiata in passato. Tutti
attraversiamo periodi di scoramento ma è proprio in questi momenti che dobbiamo
ricordarci, noi scrittori, che è alla scrittura che siamo devoti e abbiamo un
dovere verso i personaggi e le storie che ci chiedono di essere scritte. La
parola “perseverare” deve diventare un motto. Oppure è meglio dedicarsi ad
altro. Questo è un percorso irto di ostacoli ma bellissimo... che rifarei da
capo.