venerdì 29 settembre 2017

L'INTERVISTA: ALESSANDRA PAOLONI

L'INTERVISTA: ALESSANDRA PAOLONI

Il mio blog "Sognando con il libro" è nato con l'intenzione di inserire le recensioni dei libri che leggo, dei quali fornisco un giudizio non solo del contenuto, della trama, ma anche della forma (grammatica, sintassi, punteggiatura). 

Infatti, secondo me, per essere definiti "scrittori" non si deve soltanto saper raccontare una storia in grado di emozionare, di farci volare con l'immaginazione, ma si deve saper raccontare BENE scrivendola in italiano corretto. Un concetto di per sé banale ma che, purtroppo, banale non lo è dal momento che mi è capitato in più di un'occasione di dover leggere dei buoni testi ma con una quantità tale di refusi da far accapponare la pelle!! 

Oggi voglio utilizzare il mio blog per proporvi un'intervista a un'autrice che sa scrivere bene e sa far emozionare con le sue storie, di cui ho avuto l'onore di leggere un suo romanzo (qui la recensione: http://sognandoconilibro.blogspot.it/2017/07/hai-conquistato-ogni-parte-di-me.html) in occasione dei suoi DIECI anni da scrittrice. Un'occasione speciale che va festeggiata!! E, allora, andiamo a conoscerla meglio!!




1)      Dieci anni nel mondo dell’editoria, della scrittura: un primo bilancio. Cosa è cambiato da quando hai iniziato?

Per prima cosa Elvira grazie per avermi ospitato nel tuo blog. Gentilissima, come sempre. Da quando ho iniziato a pubblicare, ben dieci anni fa, le cose sono cambiate e molto. Quando ho iniziato io non c'era ancora il boom dell'autoedizione, si seguivano regole diverse come inviare il manoscritto via mail a una casa editrice (che, come oggi, si ricercava in rete in libreria) e si attendeva una risposta. I tempi erano più lunghi, la classifica Amazon ancora non aveva l'importanza che detiene oggi. C'era concorrenza sì, ma era più camuffata. E anche le grandi case editrici sembravano irraggiungibili. Le regole del mercato erano diverse. I tempi sono cambiati, oggi si può pubblicare e arrivare ai lettori nell'arco di due giornate scarse. Un tempo si faticava certamente di più.

2) Case editrici e autopubblicazione: cosa pensi sia meglio per uno scrittore? Non ritieni che il self-publishing abbia un po’ “rovinato” l’affascinante mondo della scrittura permettendo a chiunque di poter pubblicare, indipendentemente dalla bravura dell’autore?

L'autopubblicazione permette a un autore di diventare editore di se stesso e concede una libertà che magari una CE non prevede. Ma è un'arma a doppio taglio. Prima c'era più selezione. I manoscritti filtravano attraverso le CE. Ora tutti possono pubblicare un libro. Il che è una cosa bella perché tutti hanno diritto di espressione. Ma non tutti possono definirsi per questo scrittori. Non basta pubblicare un libro per essere tale. Io ancora oggi non mi sento completamente una scrittrice perché so che ho della strada da fare per migliorarmi. Oggi conta la quantità. La lotta alla classifica. Ma bisogna sempre ricordare che la scrittura è un'arte. E come tale va trattata.

3) Quanto conta la promozione di un libro? Molti autori, soprattutto esordienti, si lamentano di aver difficoltà a far conoscere le proprie opere? Tu quali segreti puoi svelarci in merito?

Oggi credo che ci siano molti mezzi per promuovere un libro. I social aiutano moltissimo. Anche io cerco di utilizzarli come posso. Ma credo che anche le presentazioni possano essere molto utili perché avvicinano l'autore al lettore. La difficoltà nel farsi conoscere sta nel calderone di autori che è sempre più pieno. È molto difficile emergere perché i lettori oggi hanno una vasta gamma di libri da leggere e ovviamente ne scelgono uno a discapito di un altro. Io non ho proprio segreti... forse il segreto sta nello scrivere. Scrivere con metodo, sempre e cercare di parlare ai lettori attraverso le storie.

4) Ora veniamo a te. Alessandra Paoloni, una giovane scrittrice, con un curriculum lodevole alle spalle. Quando hai capito che non potevi fare a meno di scrivere?

Credo di averlo capito quasi subito. Scrivere mi ha sempre fatto sentire completa. Aggiunge quel qualcosa in più alla mia vita e mi rende i giorni speciali. Qualche anno fa avevo preso una pausa ma mi mancava creare mondi. Mi mancava mettermi in contatto con quella parte di me stessa che dà voce ai personaggi che mi parlano nella testa. Scrivere oramai mi caratterizza. È una sorta di marchio che mi porto addosso, sulla pelle.

5) Come nasce un tuo racconto o un tuo romanzo?

In genere l'idea arriva nei momenti meno impensabili. Mentre pulisco casa, lavo i piatti, guardo una serie tv o leggo un libro. Quando trovo che un'idea sia buona mi appunto su un fogli i personaggi o i luoghi. Poi inizio a lavorarci su. Mi è capitato spesso di buttare giù una trama e poi di cambiare direzione in corso di scrittura. Oppure di cestinare tutto. Credo che i personaggi e le situazioni siano sempre state nella mia testa, da qualche parte, in attesa di essere scritte. Ogni storia ha il suo momento sia per essere scritta che per essere pubblicata.

6) A quale opera sei più affezionata e perché?

Forse alla mia opera d'esordio. I brevi monologhi (che uscirà sotto altre vesti e con un titolo del tutto nuovo a breve). Il libro che ha dato inizio a tutto. E forse anche Le infinite probabilità dell'amore, scritto in un periodo non troppo bello della mia vita e che mi ha portato alla Newton. Libri che mi hanno resa quella che sono.

7) Quanto peso dai alla correzione dei testi, una volta terminata la stesura? A chi ti rivolgi per “la pulizia” delle tue opere?

La correzione di un testo è fondamentale. Io poi sono una di quelle autrici che, anche a distanza di anni, ricorregge i testi, li rimaneggia, cerca di renderli più perfetti. Anche se il libro perfetto, come la persona perfetta, non esiste. Se sono sotto contratto di una CE, il lavoro diventa di squadra e sul manoscritto ci lavoro insieme all'editor. Se pubblico da sola, allora leggo e rileggo il testo fino a farmi quasi del male agli occhi. Non ho delle beta. Ma mi piacerebbe, quando pubblico da self, rivolgermi a un editor professionale.

8) Nella tua carriera di scrittrice hai pubblicato sia romanzi sia racconti. Ti è mai capitato di trasformare un racconto in un romanzo? Quale dei due “generi” preferisci?

Non mi è ancora capitato di trasformare un racconto in un romanzo ma mi sarebbe piaciuto. I racconti li ho sempre considerati come pennellate su tela. Brevi ma di effetto. In genere ne scrivo per blog o per concorsi. Sono una palestra. Un allenamento. Senza denigrare i racconti, ma preferisco i romanzi. Sono più completi e profondi perché naturalmente i personaggi e la trama trovano più tempo e spazio per spiegarsi.

9) Quali sono i tuoi progetti futuri? Dieci anni sono un ottimo traguardo, come pensi di proseguire il tuo cammino nel mondo letterario?

Io spero di continuare ancora a scrivere per molti anni. Vorrei davvero migliorarmi. Oggi mi trovo di fronte a tre strade diverse tra di loro. Da una parte la Newton, con la quale pubblico romance. Dall'altra la Delrai Edizioni, con la quale ho iniziato un rapporto bellissimo. E poi c'è la strada del self che non vorrei abbandonare. Percorsi diversi che mi accompagnano ogni giorno. Nei prossimi mesi ci saranno alcuni “ritorni” di opere edite ma riproposte in una veste del tutto differente e nuova.

10) Quale consiglio ti senti di dare a chi si scoraggia di fronte a tanta concorrenza nel settore?

È facile scoraggiarsi in questo mondo, che è una giungla. Io stessa mi sono scoraggiata in passato. Tutti attraversiamo periodi di scoramento ma è proprio in questi momenti che dobbiamo ricordarci, noi scrittori, che è alla scrittura che siamo devoti e abbiamo un dovere verso i personaggi e le storie che ci chiedono di essere scritte. La parola “perseverare” deve diventare un motto. Oppure è meglio dedicarsi ad altro. Questo è un percorso irto di ostacoli ma bellissimo... che rifarei da capo. 

mercoledì 27 settembre 2017

LA RICOSTRUZIONE DEL CUORE

LA RICOSTRUZIONE DEL CUORE

CORALBA CAPUANI




"Impotenza": è questa la parola che mi è rimasta impressa dopo aver letto il romanzo di Coralba Capuani "La ricostruzione del cuore". Impotenza di fronte alla cattiveria della natura che, ogni tanto (forse, troppo spesso) si ribella all'uomo, come se volesse lasciarci un messaggio indelebile. In questo caso ci è riuscita - ahimé -benissimo.

Già... perché questo libro nasce in seguito a un evento drammatico che ha colpito la nostra nazione: il terremoto avvenuto a L'Aquila il 6 aprile 2009 che non ha distrutto soltanto le case, ma ha distrutto l'anima di ognuno di noi e, soprattutto, di chi ha avuto "la fortuna" di sopravvivere a un tale marasma.

L'autrice, attraverso i protagonisti che si susseguono nel romanzo, con particolare riferimento alla figura di Giulia che ha perso tutta la sua famiglia, è riuscita in maniera egregia a trasmettere proprio il messaggio di impotenza dinnanzi a un evento del genere. 

La casa, simbolo di protezione, di rifugio, di calore, all'improvviso si trasforma in una prigione che schiaccia, toglie l'aria, annega tutti i ricordi, tutti gli affetti, tutti i cuori che battevano felici, prima di quella notte. 
Nessuno mai avrebbe immaginato una tale potenza da spazzare via in un attimo la storia, la faccia stessa della città.

Amalia, l'anziana signora che come molti altri viene "adottata" da un hotel, si rifiuterà di trasferirsi nelle "nuove abitazioni" messe su per sopperire al problema delle case, perché non accetta di non essere più circondata dagli oggetti a lei comuni, non accetta una casa diversa dalla sua, nella quale aveva trascorso i momenti più belli e anche quelli più difficili insieme al marito tanto amato e ai suoi due figli.

Giulia stessa, giovane e, se vogliamo, meno affezionata alla tradizione, cerca in ogni modo di non ricordare, di vivere alla giornata cercando di non pensare a nulla che le possa far riaffiorare alla mente il passato. Questo, che a prima vista può sembrare un atto di puro egoismo, in realtà cela una fragilità autentica della ragazza che cerca di costruirsi una corazza, di indossare una maschera per non crollare lei stessa tra le macerie del suo cuore.

Quando accadono fatti così tragici diventa molto complicato descriverli e, soprattutto, descrivere lo stato d'animo che si prova in quei momenti. Perché se non sei presente, se non hai sentito la terra tremarti sotto i piedi, se non hai assistito al crollo dei palazzi, dei monumenti, se non hai vissuto quegli attimi di puro terrore, beh... non puoi capire nel profondo come ci si può sentire in quei frangenti. 

Coralba Capuani, a mio avviso, ci è riuscita benissimo. Anche se alcuni aspetti del romanzo potevano essere approfonditi meglio, ha descritto in maniera egregia lo stato emotivo dei "sopravvissuti", di coloro che vivono perché non possono farne a meno, di coloro ai quali - non si sa con quale criterio - il terremoto ha concesso una seconda possibilità. L'autrice, inoltre e a ragione, denuncia la scarsa attenzione dei politici e delle istituzioni che - come al solito e, purtroppo, in tutti gli ambiti - elargiscono promesse che poi vanno a finire nel dimenticatoio, se non coinvolti in prima persona nel disastro.

Queste tragedie non possono accadere. Sono imprevedibili e, proprio per questo, occorre agire alla radice, costruendo case con criteri ferrei, non tralasciando nulla al caso. Queste cose, ahimé, si notano soltanto dopo, quando oramai è tardi, quando moltissime persone hanno perso la vita e le più fortunate sono morte comunque nell'anima. 

Una lettura che fa molto riflettere!

lunedì 25 settembre 2017

3 RAGAZZINI E IL FATO

3 RAGAZZINI E IL FATO

VALENTINA SIMONA BUFANO



Un racconto da leggere tutto d'un fiato che dona al lettore parecchi spunti di riflessione.

Un libro da proporre anche ai ragazzini, di facile comprensione, scritto con uno stile narrativo diretto, semplice utilizzando termini basici.

I protagonisti sono tre ragazzini di 12 anni che frequentanto la scuola e che, ognuno a proprio modo, vivono la loro quotidianità come qualunque bambino della loro età.

Un giorno, casualmente, entrano in possesso di una scatola che contiene all'interno il Fato, una creatura soprannaturale in grado di esaudire i desideri, un po' come il mago della lampada di Aladino.

La particolarità di questa creatura è che esaudisce i desideri soltanto se gli si spiega COME questi devono essere esauditi.

Laura, Nicola e Cesare si renderanno conto di quanto sia complicato risolvere i problemi del mondo. Anche il più banale dei desideri, infatti, può diventare complicato o, addirittura, impossibile da realizzare in quanto non sempre si può capire o intuire le modalità per ottenere qualcosa.

Nel mondo attuale, dove tutto è possibile, questo messaggio si rivela un grande insegnamento: far capire ai più piccoli che non sempre si può ottenere ciò che si vuole è, spesso, complicato.

Spronare i ragazzini a trovare una soluzione ai problemi rappresenta il modo migliore per "prepararli al mondo" che li attende, un mondo - ahimé - sempre più complicato e "cattivo".

Questi tre ragazzini vedranno poi rafforzata la loro amicizia, capiranno quanto sia importante la solidarietà tra compagni, impareranno a sacrificarsi un po' per aiutarsi reciprocamente.

Lodevoli anche le rappresentazini di Silvano Brugnerotto presenti all'interno del libro.

Consiglio questa lettura agli adulti e ai ragazzini che si avvicinano al periodo dell'adolescenza!

giovedì 21 settembre 2017

INEVITABILE FOLLIA

INEVITABILE FOLLIA

DEBORAH FASOLA




Un romanzo di facile e veloce lettura in cui l'amore prevale in tutte le sfumature. Si parla, infatti, di amore impossibile, di amore sfrenato, quello che ti porta a compiere azioni che mai avresti pensato di compiere, gesti che mai avresti immaginato di fare.

L'autrice, attraverso la protagonista Lydia, ha messo in luce quanto una ragazza, pur di diventare qualcuno, accetti una vita falsa, una vita fatta solo di apparenza, una vita senza privazione alcuna ma, in fondo, una vita in cui manca tutto, manca l'essenziale: essere se stessi, semplicemente, senza compromessi, senza maschere.

Lydia era una ragazza qualunque, senza un futuro scritto che ha deciso, quasi per caso, di diventare la fidanzata "di copertura" di un noto attore il quale nasconde un segreto che non vuole rivelare perché ciò potrebbe avere ripercussioni sulla sua carriera professionale.

Ogni cosa fila liscia, ogni giorno viene vissuto come da copione, senza intoppi fino a quando nella vita della giovane entra prepotentemente la figura di Max, un ragazzo bello, affascinante, misterioso e pericoloso. 

Tra i due inizierà una rocambolesca avventura e, entrambi, scopriranno presto che "al cuore non si comanda". 

L'autrice è riuscita, attraverso uno stile narrativo lineare, semplice, scorrevole, a raccontare un aspetto della vita a volte scomodo. Apparire qualcun altro per interesse, per scelta, inevitabilmente avrà poi delle ripercussioni.

Le maschere che ci costruiamo quasi quotidianamente per vari motivi (apparire più forti, più sicuri, crearci una vita migliore) prima o poi cadranno e dovremo fare i conti con noi stessi, con i nostri pregi e con i nostri difetti. Accettarci così come siamo, portare avanti i nostri ideali anche contro il parere di tutti appare, talvolta, un fardello troppo pesante da sostenere, ma è l'unico modo per farci valere, per farci rispettare semplicemente per come siamo.

In fondo ognuno di noi è speciale, nel bene e nel male, ed è da stupidi nasconderci, trasformarci in persone diverse. Prima o poi tutto verrà alla luce e in quel momento dovremo fare i conti con noi stessi. 

La protagonista Lydia, insieme a Max, sono la dimostrazione che, anche se ci sembra impossibile, nella vita si può cambiare, si può credere in un destino diverso da quello che ci eravamo immaginati e costruiti.

Brava Deborah Fasola per avermi regalato qualche ora di pura passione con questo romanzo avvincente, ricco di colpi di scena e di spunti di riflessione!

lunedì 18 settembre 2017

IL MATRIMONIO DI MIO FRATELLO

IL MATRIMONIO DI MIO FRATELLO

ENRICO BRIZZI



Come promesso eccomi di nuovo con la recensione del libro appena terminato. Un libro che ho letto con curiosità, dopo aver sentito parlare dell'autore Enrico Brizzi.

Devo dire che, nonostante l'inizio un po' lento e noioso, mi è piaciuto. Pagina dopo pagina il protagonista Teo mi ha conquistato con il suo resoconto di un viaggio agitato che deve compiere fin sulle Dolomiti per scoprire cosa abbia combinato il fratello maggiore Max, irraggiungibile al telefono.

Lungo questo viaggio Teo ripercorre la sua vita: ci riporta nel passato, quando lui e il fratello erano inseparabili, quando i genitori - felici e benestanti - erano tranquilli e impegnati a crescere i figli (poi diventati tre, con l'arrivo di Sofia) e a lavorare.

E ci racconta di come sia cambiata l'Italia negli anni, con la prosperità degli anni Settanta-Ottanta, la corruzione degli anni Novanta, la crisi che ha messo in ginocchio il paese. Racconta di come fosse facile per i genitori racimolare soldi e potersi permettere lussi che, al contrario, la sua generazione poteva soltanto sognare.

Teo parla successivamente del suo rapporto con Max, del cambiamento intercorso negli anni a causa dei diversi percorsi di vita intrapresi. Questa parte del libro mi ha fatta riflettere molto su come certe scelte che compiamo cambino radicalmente la propria vita, la priorità dei valori. Max, da sempre affascinato degli sport estremi, mette in secondo piano la famiglia lasciando una moglie sola a crescere due piccole creature, per dar ascolto al suo orgoglio e riuscire in un'impresa grandiosa.

L'autore Brizzi, attraverso questa famiglia ha raccontato la vita vera, ha effettuato in maniera egregia una fotografia dell'Italia toccando un po' tutti gli aspetti: il rapporto genitori-figli, il rapporto unico tra fratelli, il passaggio dalla scuola all'ambiente lavorativo, il passaggio ulteriore dalla vita di ragazzo a quella di adulto, le difficoltà che, giorno dopo giorno, si incontrano ecc.

"Il matrimonio di mio fratello" è il primo libro di Enrico Brizzi che leggo, ma non sarà di certo l'ultimo!

Buona lettura!