mercoledì 27 settembre 2017

LA RICOSTRUZIONE DEL CUORE

LA RICOSTRUZIONE DEL CUORE

CORALBA CAPUANI




"Impotenza": è questa la parola che mi è rimasta impressa dopo aver letto il romanzo di Coralba Capuani "La ricostruzione del cuore". Impotenza di fronte alla cattiveria della natura che, ogni tanto (forse, troppo spesso) si ribella all'uomo, come se volesse lasciarci un messaggio indelebile. In questo caso ci è riuscita - ahimé -benissimo.

Già... perché questo libro nasce in seguito a un evento drammatico che ha colpito la nostra nazione: il terremoto avvenuto a L'Aquila il 6 aprile 2009 che non ha distrutto soltanto le case, ma ha distrutto l'anima di ognuno di noi e, soprattutto, di chi ha avuto "la fortuna" di sopravvivere a un tale marasma.

L'autrice, attraverso i protagonisti che si susseguono nel romanzo, con particolare riferimento alla figura di Giulia che ha perso tutta la sua famiglia, è riuscita in maniera egregia a trasmettere proprio il messaggio di impotenza dinnanzi a un evento del genere. 

La casa, simbolo di protezione, di rifugio, di calore, all'improvviso si trasforma in una prigione che schiaccia, toglie l'aria, annega tutti i ricordi, tutti gli affetti, tutti i cuori che battevano felici, prima di quella notte. 
Nessuno mai avrebbe immaginato una tale potenza da spazzare via in un attimo la storia, la faccia stessa della città.

Amalia, l'anziana signora che come molti altri viene "adottata" da un hotel, si rifiuterà di trasferirsi nelle "nuove abitazioni" messe su per sopperire al problema delle case, perché non accetta di non essere più circondata dagli oggetti a lei comuni, non accetta una casa diversa dalla sua, nella quale aveva trascorso i momenti più belli e anche quelli più difficili insieme al marito tanto amato e ai suoi due figli.

Giulia stessa, giovane e, se vogliamo, meno affezionata alla tradizione, cerca in ogni modo di non ricordare, di vivere alla giornata cercando di non pensare a nulla che le possa far riaffiorare alla mente il passato. Questo, che a prima vista può sembrare un atto di puro egoismo, in realtà cela una fragilità autentica della ragazza che cerca di costruirsi una corazza, di indossare una maschera per non crollare lei stessa tra le macerie del suo cuore.

Quando accadono fatti così tragici diventa molto complicato descriverli e, soprattutto, descrivere lo stato d'animo che si prova in quei momenti. Perché se non sei presente, se non hai sentito la terra tremarti sotto i piedi, se non hai assistito al crollo dei palazzi, dei monumenti, se non hai vissuto quegli attimi di puro terrore, beh... non puoi capire nel profondo come ci si può sentire in quei frangenti. 

Coralba Capuani, a mio avviso, ci è riuscita benissimo. Anche se alcuni aspetti del romanzo potevano essere approfonditi meglio, ha descritto in maniera egregia lo stato emotivo dei "sopravvissuti", di coloro che vivono perché non possono farne a meno, di coloro ai quali - non si sa con quale criterio - il terremoto ha concesso una seconda possibilità. L'autrice, inoltre e a ragione, denuncia la scarsa attenzione dei politici e delle istituzioni che - come al solito e, purtroppo, in tutti gli ambiti - elargiscono promesse che poi vanno a finire nel dimenticatoio, se non coinvolti in prima persona nel disastro.

Queste tragedie non possono accadere. Sono imprevedibili e, proprio per questo, occorre agire alla radice, costruendo case con criteri ferrei, non tralasciando nulla al caso. Queste cose, ahimé, si notano soltanto dopo, quando oramai è tardi, quando moltissime persone hanno perso la vita e le più fortunate sono morte comunque nell'anima. 

Una lettura che fa molto riflettere!

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